Lo sciamanesimo è molto semplsciamanesimoicemente l’insieme delle tradizioni spirituali e di cura dei popoli antichi della terra. Tradizioni molto diverse fra loro ma che avevano alla base degli stessi assunti fondamentali. Il primo di questi è l’idea che tutto nel cosmo è vivo. Anche un sasso, un fiume, una montagna è un essere vivo e quindi essendo un essere vivo, ha anche il suo spirito. Esiste la visione della immanenza del Grande Spirito o Dio in tutte le cose così come in noi. Un secondo punto è che tutto nel cosmo è in connessione ed interdipendenza energetica. Riconoscevano l’essere umano, le forze della natura ed il cosmo intero come facenti parte di una unica rete in cui tutto è collegato ed interdipendente. La realtà così come noi la vediamo era considerata una sorta di campo energetico, di ragnatela di filamenti che uniscono tutte le cose. Siccome tutto è energia, tutto è spirito, per lo sciamanesimo la morte non esiste, cioè non viene concepita come fine della vita ma come grande porta di trasformazione. Un altro punto importante è il culto di Madreterra. Pachamama, così ad esempio come viene chiamata sulle Ande,  è un essere vivo, è nostra madre ed è quindi meritevole di affetto e di gratitudine. Ci nutre, ci sostiene, ci protegge, ci accoglie, assorbe la nostra energia pesante, ci cura. L’uomo moderno si è definitivamente separato dalla natura e la terra è diventata qualcosa da sfruttare, inquinare, vendere. Lo sciamanesimo si è sviluppato in tutti i continenti con diversi usi e rituali e diversi nomi, il termine sciamano deriva dalla lingua tungusa Saman “colui che sa” ed erano quelle persone capaci di esplorare i diversi mondi, capaci di entrare in contatto con la parte spirituale ed energetica di tutte le cose e da questi trarre conoscenza e cura per tutta la popolazione. Nella nostra società il progresso tecnologico ha creato una separazione allontanandoci definitivamente da questo concetto energetico e spirituale della realtà. E’ ancora possibile però trovare ad esempio in Perù o nel Messico delle piccole zone di cultura dove ancora questa tradizione è viva. Prima dell’arrivo degli spagnoli, c’erano due grandi zone nel continente americano dove la conoscenza era avanzata. Nel nord c’era la cultura tolteca, che si estendeva in un’area compresa tra gli Stati Uniti ed il Nicaragua. Tutta questa regione aveva come centro quello che oggi conosciamo come Messico. A sud c’era la cultura andina del Tawantisuyu che aveva il suo centro di potere in Perù, nella città di Cusco. In senso culturale queste due aree dominarono nel continente americano circa per 3000 anni, dal 1500 AC fino al 1500 DC.

Gli insegnamenti delle tradizioni dei popoli nativi sono sopravvissute e passate oralmente da padre a figlio o da nonno a nipote, per centinaia di anni, come nel caso del calendario sacro dei Maya, lo Tzolkin. Quando arrivarono gli Spagnoli nel nuovo continente, il culto sciamanico fu vietato, la tradizione e il culto cristiano si fusero, la Madreterra diventò ad esempio la Vergine Maria ed i santi presero il posto degli spiriti degli della natura. La sapienza della tradizione sciamanica venne comunque tramandata in segreto durante i secoli attraverso generazioni di sciamani, di uomini e donne medicina fino agli anni ’60 – ’70. In questi anni è iniziato un fenomeno che ha cambiato questa legge. La cultura dei nativi è venuta a contatto con quella occidentale ed è successo che le nuove generazioni  hanno iniziato a perdere interesse negli insegnamenti degli anziani perché troppo attirati dalla cultura occidentale ed in particolare dalle proposte consumistiche che arrivavano da questa cultura e che rappresentavano una completa novità. Così gli anziani si sono trovati con altre persone che volevano imparare e questi erano ragazzi americani o europei, che cercavano una spiritualità diversa da quella che gli era stata passata nella loro cultura. C’è stata una sorta di ribaltamento culturale fino ad arrivare, come dice l’Abuela Margarita Nunez alla consapevolezza che l’umanità è una sola razza con una sola cultura. Nella tradizione sciamanica l’apprendistato avveniva quasi per osmosi, il praticante stava vicino all’anziano e lo accompagnava in tutto, facendo servizio ed apprendendo l’arte stando sciamani, queros, rituale, offerta, Pachamama, sciamanesimo, andinoa contatto col maestro. L’essenza dell’insegnamento era la pratica, la pratica quotidiana dove tutto era un rito, era cioè considerato sacro. Per poter arrivare a questo l’apprendista doveva spostare l’energia dalla testa al cuore ed attivare quello che nelle Ande viene chiamato il Munay, ovvero il potere del cuore. Quando una persona ha il potere del Munay è capace di guardare la vita come un grande mistero, è capace di vedere Dio o il Grande Spirito dentro di se. Non è un atto di presunzione perché allo stesso modo posso vedere Dio o il Grande Spirito anche dentro un albero, dentro una pietra e ovviamente dentro gli altri. Anzi pensare questo ci impone un rispetto maggiore per tutte le nostre relazioni. A questo proposito, i Maya dicevano “In lak ketch I la ken”, io sono te e tu sei me.

SCIMANESIMO ANDINO

Le pratiche sciamaniche andine nascono dalla Cosmo-visione andina cioè dal modo di concepire l’universo da parte della tradizione spirituale andina. Il simbolo di questa cultura è la famosa croce andina. La croce andina, che si riferisce a livello astronomico alla Croce del Sud, prende il nome di Chakana che significa in lingua quechua Chaka = Ponte e Hanaq = Sopra. E’ quindi un ponte verso l’alto, un movimento evolutivo in cui possiamo notare i quattro punti ovvero le quattro direzioni con i quattro elementi ed un cerchio centrale. La Chakana mostra anche tre livelli che si formano orizzontalmente nella croce, simboleggiano i tre mondi che compongono l’universo.

Nella parte inferiore della Chakana abbiamo il “mondo di sotto”, chiamato Uku Pacha, quello oscuro e dell’energia densa che ha come simbolo il serpente. Quest’animale ci insegna che il segreto del cambio è quello di lavorare con la Pachamama offrendole tutta la nostra energia pesante detta Ucha. Il serpente conosce il segreto della trasformazione, non si vedrà mai un serpente vecchio, perché ha il potere di cambiare la sua pelle. Il serpente ci insegna che più ci liberiamo di energia pesante, più entriamo in contatto con quella fonde inesauribile di energia vitale e leggera chiamata Samiy.

Nel livello centrale della Chakana abbiamo il Kay Pacha, il mondo in cui viviamo, il mondo delle relazioni, rappresentato dal puma. Questo animale simboleggia il guerriero ed il coraggio di attraversare qualsiasi esperienza. Il puma è un maestro per la sua capacità di rimanere sempre concentrato e attento, capace di affrontare qualsiasi cambiamento, compresa la morte. E’ associato anche al lavoro sulla nostra importanza personale, il nostro ego: il puma tende agguati alla sua preda praticando l’invisibilità, agendo con intento senza farsi notare e vedere.

Nel terzo livello in alto abbiamo lo Hanaq Pacha o mondo di sopra, dello Spirito simboleggiato dal condor. Questo animale ci insegna che quando ci liberiamo dall’energia pesante e dall’importanza personale, allora possiamo volare alto, possiamo elevarci e vedere la perfezione della vita, sperimentare l’infinito e la luce eterna.

Al centro della Chakana c’è poi un cerchio interno, che rappresenta il sole. La cultura andina è una cultura solare, nel senso che il sole è posto al centro delle loro tradizioni ed in questo senso, le Ande sono geograficamente il posto ideale per la maggiore esposizione possibile alla luce del sole. Questa cultura solare era profondamente connessa col padre sole non solo come fenomeno fisico, visto come espressione di luce, ma come manifestazione del Padre Cosmico, Pacha Tayta, che si materializza attraverso il Tayta Inti, il Padre Sole che ogni giorno feconda Pachamama, la nostra Madre Terra. Secondo la visione sciamanica andina, noi come figli del Padre Sole, detti Inti Churi, abbiamo gli stessi attributi e lo stesso suo potere, siamo cioè dei soli, siamo luce. L’ essenza di questa luce è l’amore, tutto ciò che esiste sulla Madre Terra è vivo e deriva dalla relazione d’amore fra Tayta Inti e Pachamama. L’uomo come figlio di questa relazione, possiede tre poteri fondamentali: il Munay o potere del cuore, lo Llankay che è il lavoro o il servizio e lo Llachay che è la saggezza e la conoscenza. Se attraverso le nostre esperienze impareremo a lasciar fluire nella nostra vita i tre poteri Munay, Llanchay e Llachay, allora saremo in grado di brillare tanto quanto il Padre Sole.

Attraverso il potere del cuore, il Munay, noi possiamo imparare ad amare ed amarci, aprendoci a questa forza poderosa che viene dal più profondo del nostro essere. Questa forza potente non può essere misurata o trattenuta. Soffriamo infatti quando cerchiamo di trattenere l’amore, di possederlo, come vorrebbe il nostro ego. L’amore è l’espressione di un’ apertura, di una liberazione, verso ciò che realmente siamo, verso lo Spirito. Quando siamo in questa frequenza alta del Munay, siamo nel nostro essere più autentico, nell’ amore. Abbiamo quindi realmente rotto con questo antico paradigma di credere di essere la nostra propria storia personale, il nostro status economico sociale o la nostra professione. Tutti noi sul pianeta terra abbiamo questa fonte inesauribile di amore, tutti in questa nuova alba ci stiamo risvegliando a questa coscienza divina ed amorosa che abita in noi.

sciamani-q'erosIl Munay è anche secondo il popolo nativo dei Q’eros, il primo potere che il paqo o sciamano andino, deve sviluppare come Pamapamissayq (Sacerdote della Terra), poiché l’attivazione dei poteri successivi potrebbero essere dannosi per lui e per gli altri. Nella tradizione andina noi siamo amore perché siamo il prodotto dell’amore, non siamo il prodotto della casualità. Prodotto di questo amore infinito fra Tayta Inti e Pachamama, che si sono materialmente espressi attraverso i nostri genitori fisici. Quando noi comprendiamo e sperimentiamo la saggezza dell’amore cominciamo a godere di tutti i posti in cui siamo, cominciamo ad intendere che tutta la nostra vita, tutte le nostre esperienze, anche le più insignificanti portano un messaggio, un ricordare, che tutto ciò che abbiamo sperimentato è stato perfetto.  Amiamo anche il nostro passato e quelle esperienze che allora abbiamo giudicato come le peggiori che ci potevano capitare.

Dal 2001 ho iniziato a viaggiare in Perù ed ho avuto la possibilità di lavorare con molti sciamani Q’eros: Don Pasqual e Donia Dominga, Don Francisco Quispe, Don Matias Quispe, Don Santos, Donia Maria, Don Sebastian Pauccar, Don Humberto Soncco, Don Marco Soncco e Don Guillermo Soncco. Ho inoltre seguito per alcuni anni gli insegnamenti di Americo Yabar e dell’Abuela Bernardina, donna medicina di tradizione Quechua. Ho conosciuto e frequentato Felicitas Moscoso Salazar, una delle più famose curandere di Cusco. Da alcuni anni ho stretto un legame di amicizia con la “Mamita” Martina Mamani Arosquipa, sciamana, donna medicina e guardiana del tempio di Wiraqocha a Raqchi.

I TOLTECHI

Comunemente sui manuali di storia i Toltechi vengono descritti come un popolo nativo del Messico dell’epoca pre-colombiana, la loro lingua era il nahuatl, la loro capitale Tula. Gli studiosi di archeologia e antropologia li classificano come un popolo nomade e guerriero. C’è anche però chi afferma che i Toltechi erano “uomini e donne di conoscenza” scienziati, sciamani ed artisti e non un popolo associabile ad una nazione specifica. Erano i depositari di una fra le tradizione più illuminate non solo del continente americano ma dell’intero pianeta. I loro maestri, detti nagual, furono costretti a nascondere questa antica conoscenza, difendendola dall’arrivo dei conquistadores e da coloro che non erano preparati a farne un uso saggio. La sapienza tolteca venne allora tramandata in segreto durante i secoli attraverso generazioni di nagual, arrivando fino ai nostri giorni.

La Toltequidad era quindi una forma di vivere, l’arte di vivere in equilibrio. Il Tolteca era un uomo di conoscenza che sviluppò astronomia, scienza ed arte ma soprattutto esplorò le capacità energetiche dell’uomo. Il loro scopo era quello di arrivare ad un livello di conoscenza e consapevolezza tale da capire come l’energia fluisce nell’ intero universo. Lo stato di coscienza a cui arrivavano attraverso la meditazione o le piante di potere, li portò a scoprire che certi movimenti del corpo, che vennero chiamati Passi Magici, davano un livello di benessere molto elevato. Praticandoli i Toltechi recuperavano energia e sviluppavano un livello maggiore e più chiaro di coscienza. Si dice potessero sdoppiarsi energeticamente per entrare in differenti piani, frequenze e mondi attraverso il sogno lucido, con la pratica detta dell’”insuegno”, a cui in altre culture si da il nome di viaggi astrali. L’obiettivo principale dei passi energetici o passi magici, divisi in serie specifiche, era quella di ridistribuire la nostra energia perché questa potesse andare a sanare i nostri punti energetici o chakra recuperando la luce e l’energia che andiamo perdendo durante la vita. La base fondamentale della filosofia tolteca è il Quetzalcoatl, che equivale ad uno stato di coscienza illuminato, come il Cristo o il Budda. I guerrieri a partire dalle loro pratiche quotidiane cercavano di arrivare a questo stato di coscienza, connettendosi all’energia dell’universo.

Carlos Castaneda ebbe il grande merito di aprire questa porta e rendere visibili gli antichi insegnamenti, dopo di lui, altri nagual stanno spargendo il seme tolteca nel mondo. Fra questi c’è Carlos Jesus Castillejos, originario dello stato di Tabasco nel Messico, psicologo, autore e pellegrino della coscienza che si abbevera alle fonti dell’antica saggezza Maya-Tolteca e degli anziani indios Huicholes.

“Vengo da un popolo di artigiani, un piccolo popolo quasi senza nome, quasi sconosciuto, un popolo che era abituato a cantare ai bozzoli delle farfalle, alle ragnatele, ai nidi degli uccelli, alle grotte, alle tane e ai fili che uniscono tutte le cose e che tessono il destino degli uomini, che cantano anche alla totale libertà, alle cime delle montagne, al volo dell’aquila, alla danza dei venti appesi alle nuvole, agli spiriti antichi … Il loro canto si lascia ascoltare, quando il sole sta fecondando la terra o quando la luce si ritira piano alla dimora notturna. Se stai in silenzio potrai sentirli, ne sono certo”. (C.J. Castillejos)

ABUELA MARGARITA NUNEZ

“Sono nata in Messico. La mia formazione viene dalla conoscenza degli antenati e degli anziani di tradizione indigena. Questa conoscenza è presente ovunque nel pianeta. In America, con la conquista, sembrava essersi persa, ma ha continuato a tramandarsi oralmente e passando da labbra a udito è giunta fino ad oggi. Noi siamo qui per ricordarla”. Margherita Nunez, anziana donna medicina, ha parole profonde e semplici allo stesso tempo, infondono a chi le ascolta una piacevole sensazione di pace, di armonia e di benessere. Margarita Nunez viene soprannominata in modo affettuoso l’Abuela, la “Nonna” perché in questa tradizione essere “nonni” è ancora sinonimo di saggezza e di consapevolezza. Di etnia india Chichimeca, l’Abuela Margarita è riconosciuta come una grande guida e maestra spirituale, depositaria di antiche tradizioni sciamaniche. Viaggia in tutto il mondo, portando la sua parola, le sue preghiere ed i suoi canti, canti di potere e di medicina. E’ una dei membri del Consiglio Intertribale degli Anziani d’America, portatrice della Sacra Pipa e praticante dei rituali della Danza del Sole, della Terra e della Luna. Conduce ricerche di visioni, pratiche sulla ruota di medicina e cerimonie di Temazcales, le capanne di sudoreTemazcal. “Per noi”, continua l’Abuela Margarita, “Il Temazcal è medicina. Le pietre si mettono al fuoco e diventano rosse, si usa l’acqua che si vaporizza al contatto con le pietre e così abbiamo l’aria. Poi mettiamo le preghiere. Le realizziamo in tela di cotone, o lino, piccole borse di tabacco dei sette colori delle sette direzioni: l’est, il sud, l’ovest, il nord, il cuore della terra, il cuore del cielo ed il centro. Il tabacco è una pianta sacra per noi, non un vizio, serve per pregare, per chiedere permessi. Le preghiere si fanno affinché tutte le forme di vita delle direzioni ci aiutino nel Temazcal, per lasciare andare tutto quello che non necessitiamo, per sciogliere tutta la ruggine che inquina il nostro campo energetico, per ringraziare l’universo di essere Uno con il Grande Spirito, per rinascere ancora una volta dal Sacro Ventre della Madre Terra e curare tutte le nostre emozioni. Questo è il Temazcal.” Con parole, racconti e cerimonie sacre l’Abuela Margarita ricorda la grande lezione lasciataci dei suoi antenati, il rispetto e la cura per la Madre Terra e l’amore per noi stessi e per ogni forma vivente. Da molti anni viaggia in tutto il mondo portando con sé la tradizione del suo popolo, mantenendo viva l’eredità della cultura degli Anziani nativi. Con umiltà l’Abuela Margarita viene a ricordare con noi il nostro potere, il valore e la sacralità della vita, il Grande Spirito che abita in noi e l’eterna danza della relazione fra il maschile ed il femminile, l’Ometeotl che in lingua Nauatl significa la dualità sacra che esiste dentro ognuno di noi.

Ho conosciuto l’Abuela Margarita nel 2003, incontrandola ogni anno, seguendo i suoi insegnamenti e praticando con lei cerimonie e rituali. Nel 2013 ho terminato le mie quattro ricerche di visione ed ho avuto in dono dall’Abuela la pipa sacra o Chanupa. Nello stesso anno ho ricevuto sempre da lei la benedizione per portare la medicina del Temazcal o capanna di sudore. 

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